Bio
John Randolph Pepper (Roma, 1958) è un fotografo Italiano.
La sua formazione si ispira ai lavori di Henri Cartier Bresson, Sam Shaw, John Ross e David
Seymour che per un periodo hanno frequentato la sua famiglia -visitavano il padre, Curtis Bill
Pepper, Redattore per la rivista per il Newsweek. Per trent’anni Pepper si è dedicato alla
fotografia in parallelo con l’attività di regista teatrale e cinematografico.
Il suo ritorno in Italia risale alla mostra “Rome: 1969 – A Tribute to Neo-Realistic Cinema”.
Il primo libro di fotografie esce nel 2011 col titolo di Sans Papier, per Lanterna Magica Edizioni,
volume al quale sono state dedicate mostre a Roma, Venezia, San Pietroburgo, Parigi e
Palermo. Nel 2012 e nel 2013, il Manège Museum di San Pietroburgo ha allestito una
personale dei suoi principali lavori mentre, nel 2014, l’italiano Istituto Superiore per la Storia
della Fotografia ha pubblicato il suo Evaporations.)
La mostra è stata ospitata in simultanea dal Rosphoto State Museum e dall’Officina delle
Zattere (per la quattordicesima Biennale di Architettura di Venezia) girando in seguito, nel
2015 e 2016, per varie città della Russia(Vladivostok, Irkutsk, Omsk, Yekaterinburg, Samara)
e approdando infine anche a Mosca. Da novembre 2016 a gennaio 2017 è stata al Palazzo
Cipolla di Roma su iniziativa della Fondazione Roma e della Fondazione Terzo Pilastro.
Nello stesso 2016, mentre “Evaporations” era in mostra alla Gallery for Classic Photography
di Mosca, Pepper esponeva alla galleria The Art of Photo di San Pietroburgo i suoi lavori
degli anni Settanta, tratti da “Rome – A tribute to Neo-Realistic Cinema”.
Il suo ultimo progetto fotografico (che verrà pubblicato nel 2019) è Inhabited Deserts,
un’indagine sui deserti e il loro impatto sul tempo, la storia e le persone. Una delle domande
che ispirano il lavoro è se la presenza umana abbia cambiato il paesaggio, o se quel
paesaggio – il deserto – conservi ancora i tratti di purezza e impenetrabilità che aveva prima
dell’arrivo dell’uomo. Possibile che il deserto, il “paesaggio”, sia sopravvissuto come entità vivente
e autonoma nonostante la presenza dell’uomo?
“Inhabited Deserts” ha debuttato a Parigi nel novembre 2017 (nell’ambito di Paris-Photo)
mentre nel 2018 e stato a Teheran alla Aaran Projects Gallery (dove Pepper, nella scia di
Luigi Pesce, è stato uno dei primi fotografi italiani a esporre dopo la Rivoluzione) per poi
spostarsi a Tel Aviv, in Israele, a novembre dello stesso anno. Sempre nel 2019 INHABITED
DESERTS è allestita alla The Empty Quarter Gallery a Dubai; dopo Dubai e programmata a
San Pietroburgo a Marzo con una tournée in Russia per finire a Mosca e in seguito gli USA e
poi un ritorno in Italia nel 2020 a Todi col supporto della Fondazione Terzo Pilastro
Internazionale e la città di Todi.
Dal 2020 ad oggi Pepper ha avuto mostre al Bryansk International Photo Festival (RU); alla
Biennale di Senigallia; a Tbilisi, Georgia tra altre città e paesi.